Ingegno e passione sono le caratteristiche che meglio descrivono la figura di Antonio Stoppani, celebrato in un evento in occasione del bicentenario della sua nascita (Lecco 15 agosto 1824, Milano 1 Gennaio 1891).
Il convegno, dal titolo “Antonio Stoppani. Luci dagli archivi nel bicentenario della nascita”, si è tenuto a Milano venerdì 14 Febbraio ed è stato organizzato dal Centro Internazionale Studi Rosmini di Stresa e dal Museo di Storia Naturale di Milano.
Numerosi relatori hanno coinvolto un pubblico numeroso e desideroso di conoscere meglio la figura dell’Abate che dedicò gran parte della sua vita all’educazione e alla divulgazione scientifica.
Suor Benedetta Lisci del Centro Internazionale Studi Rosmini di Stresa ha introdotto i vari relatori che hanno partecipato al convegno.
Hanno aperto i lavori Luca Costamagna, presidente della commissione cultura del Comune di Milano, il prof. Luciano Lanna del Ministero della Cultura, la prof.ssa Annalisa Rossi, direttrice della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Regione Lombardia, e Domenico Piraina, direttore della cultura del Comune di Milano e direttore del Museo di Storia Naturale.
Il convegno si è posto l’obiettivo di mettere in luce la figura di don Stoppani come scienziato, filosofo e sacerdote. Quest’ultimo aspetto è stato ben trattato dall’intervento dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che ha evidenziato il rapporto tra fede e scienza, spesso fonte di preconcetti e contrapposizioni. Stoppani ha saputo comunicare concetti complessi in modo chiaro ed è stato un esempio di come scienza e fede possano convivere. Stoppani era un uomo di grande spiritualità, convinto che la ricerca scientifica fosse un dovere e non dovesse mai essere vana gloria degli studiosi, ma di utilità pratica e messa a disposizione di molti.
L’Abate era convinto che la conoscenza fosse strumento fondamentale per la crescita individuale e sociale, anche se visse in un periodo storico di grandi cambiamenti politici e sociali. Uomo di fede e scienza, capace di comunicare concetti complessi in modo chiaro, come dimostra il suo libro “Il Bel Paese”, un volume accessibile a un ampio pubblico che mette anche in luce l’amore e la conoscenza per il proprio territorio.
Altri illustri relatori si sono susseguiti: padre Ludovico Gadaleta dell’Istituto della Carità ha trattato il tema “Stoppani, Albertario e la questione rosminiana”; Enrico Muzio ha ricordato “Antonio Stoppani al Museo di Storia Naturale a Milano”, sottolineando come l’Abate ne fu direttore dal 1882 al 1891 e ideò il nuovo attuale edificio.
Il convegno è proseguito con gli interventi di Vittorio Pieroni, del Museo di Storia Naturale del seminario arcivescovile di Milano a Venegono Inferiore, che ha illustrato i fossili della collezione Stoppani conservati nei musei di Venegono, Pavia e Milano; di Mauro Rosetto, del Sistema museale Urbano lecchese, che ha descritto il patrimonio iconografico di Stoppani nei musei di Lecco ed Enrica Panzeri dell’Istituto dei ciechi di Milano che facendo memoria del rettore, don Pietro Stoppani, nipote dell’Abate, ha portando alla luce il legame di idee tra scienza e missione educativa. Presso l’Istituto sono custoditi documenti e materiali che riconducono alla figura e al pensiero dello zio Antonio.
Inoltre, presso le sale del Museo di Storia Naturale è visitabile una mostra dedicata ad Antonio Stoppani ed Emilio Cornalia, entrambi maestri di scienze naturali che ebbero un ruolo fondamentale nella storia della cultura milanese. In questa mostra sono visibili i fossili scoperti da Stoppani in uno scavo a Besano, oggi sito Unesco italo-svizzero di Besano – Monte San Giorgio. Stoppani, sacerdote e filosofo, fu un viaggiatore instancabile che affiancò il lavoro accademico ad un’intensa attività divulgativa.